Newsletter05
Art. 01:
c.a. delle Aziendei interessate al tema degli appalti.
Come saprete da pochi giorni Aniem, Associazione Nazionale delle Imprese Edili Manifatturiere, che rappresenta 5.000 imprese, di cui 4.000 edili, è entrata in Finco.
Tra i temi di comune interesse vi è certamente quello degli appalti pubblici e delle relative regole.
Al fine di mettere a punto strategie comuni su temi condivisi si è ipotizzato di costituire un gruppo di lavoro tra Finco ed Aniem proprio sul tema appalti.
A questo proposito, i colleghi di Aniem ci hanno messo a disposizione un documento da loro preparato sull’offerta economicamente più vantaggiosa (allegato), che secondo loro dovrebbe essere il meccanismo prevalente per valutare le offerte presentate in gara.
Vi preghiamo di dargli un’occhiata e di farci pervenire eventuali commenti.
Altro argomento di comune interesse, sempre nell’ambito degli appalti, è il sistema di qualificazione.
Per Aniem il sistema delle SOA andrebbe, in via tendenziale, eliminato, ritenendosi più opportuno procedere ad una qualificazione gara per gara in base alla reale, pregressa, esperienza dell’impresa che partecipa agli appalti.
Art. 02:
In calce le informazioni pervenute dal Dott.Artale Angelo (F.IN.CO.) in merito al
Consiglio dei Ministri svoltosi il 6 Aprile avente come Ordine del Giorni i pagamenti della P.A.
- Consiglio derti Ministri
All’inizio dei lavori il Presidente Monti ha ricordato il tragico terremoto che nel 2009 ha funestato il territorio abruzzese, causando molte vittime e gravi devastazioni. La memoria di tale evento è ben viva nella coscienza degli italiani, come è costante l’impegno per gli interventi di ricostruzione.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che dà immediatamente il via al pagamento dei debiti commerciali scaduti della pubblica amministrazione. Il peso ormai abnorme di tale arretrato è uno dei nodi principali che ostacolano la ripresa, con effetti diretti sulla liquidità delle imprese fornitrici della PA ed effetti moltiplicatori a catena sullo scaduto tra imprese private e sul loro indebitamento nei confronti del sistema bancario. Un volume di arretrati tale da compromettere anche il mantenimento dei livelli occupazionali e ostacolare l’investimento e la crescita delle aziende del Paese.
Il decreto approvato dal Consiglio sblocca da subito i pagamenti di debiti commerciali delle PA verso imprese, cooperative e professionisti per un importo di 40 miliardi, che verranno erogati nell’arco dei prossimi dodici mesi.
È un passo decisivo per garantire la soluzione rapida del problema dei pagamenti arretrati, attraverso meccanismi chiari, semplici e veloci che restituiscano alle imprese la certezza di recuperare i crediti accumulati nei confronti delle amministrazioni e favoriscano così l’accelerazione della ripresa economica.
Il tutto senza sforare il vincolo del 3% imposto dal Patto di stabilità e crescita che potrebbe mettere a rischio l’Italia di sanzioni europee, come richiesto dalle Risoluzioni adottate dalle due Camere il 2 aprile. Al decreto infatti si accompagna una serie di misure precauzionali per contenere la spesa entro il limite di 40 miliardi e non superare così il limite “precauzionale” del 2,9%. A tal fine è previsto che a settembre venga effettuato un monitoraggio mirato che, in caso di superamento del limite, consenta al Ministro dell’economia e delle finanze di adottare per tempo le necessarie misure per la rimodulazione delle spese.
Si ricorda infatti che il Consiglio europeo del 14 marzo 2013 ha riconosciuto la necessità di un risanamento di bilancio differenziato che permetta di utilizzare spazi di flessibilità controllata per azioni di sostegno per rilanciare crescita e occupazione, pur nel rispetto della necessaria stabilità finanziaria. In sintonia con le linee espresse dal Consiglio europeo, la Commissione europea con la dichiarazione del 19 marzo scorso ha sottolineato l’urgenza di una pronta liquidazione dei pagamenti arretrati della pubblica amministrazione e chiarito i termini operativi della nozione di flessibilità. Infatti, il Patto di Stabilità e Crescita permette di prendere in considerazione “fattori significativi” in sede di valutazione della conformità del bilancio di uno Stato membro con i criteri di deficit e di debito del Patto stesso. Tuttavia, per poter godere di tale flessibilità, lo Stato membro non deve essere oggetto di una procedura di deficit eccessivo.
A questo primo, fondamentale, passo che istituisce un sistema sicuro ed efficace per liquidare i debiti della PA, ne seguiranno altri. L’obiettivo è infatti quello di azzerare l’intero stock di debito (stimato da Bankitalia in circa 90 miliardi di Euro includendo anche i debiti non scaduti). A tal fine il decreto obbliga tutte le Amministrazioni a compiere un censimento completo di tutti i debiti commerciali scaduti o in scadenza ancora pendenti e a produrre un elenco completo dei debiti ancora da onorare.
Con la Legge di stabilità 2014 verrà programmato il completamento del processo di liquidazione avviato con il decreto legge approvato, mediante la previsione di appositi stanziamenti destinati anzitutto alla liquidazione, sotto forma di titoli del debito pubblico, dei crediti in precedenza ceduti dalle imprese al sistema bancario.
Il decreto, coerentemente con le linee-guida dell’Unione Europea in materia, prevede le seguenti misure:
a. Immediato allentamento del Patto di stabilità interno.
Esclusione per il 2013 dal Patto di stabilità interno dei pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili di parte capitale (investimenti già effettuati dalle PA) per un importo di 5 miliardi di euro per quanto riguarda gli enti locali, di 1,4 miliardi per quanto riguarda le regioni, 500 milioni per quanto riguarda le amministrazioni centrali e 800 milioni per investimenti cofinanziati dai fondi strutturali europei, necessario a consentire il conseguimento dei target di spesa.
b. Creazione di un Fondo destinato al pagamento dei debiti di Regioni, Province e Comuni.
Si prevede l’istituzione nel bilancio dello Stato di un unico Fondo – con dotazione di 26 miliardi di euro-, articolato in tre sezioni dedicate e comunicanti tra loro, per il pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili rispettivamente degli enti locali (2 miliardi nel 2013 e 2 miliardi nel 2014), delle Regioni per debiti diversi da quelli sanitari (3 miliardi nel 2013 e 5 miliardi nel 2014) e sempre delle Regioni ma per debiti sanitari (5 miliardi nel 2013 e 9 miliardi nel 2014).
c. Incremento delle erogazioni per rimborsi di imposta per 6,5 miliardi (2,5 miliardi nel 2013 e 4 miliardi nel 2014).
Il decreto delinea, altresì, specifiche procedure da seguire per ottenere i pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni.
I pagamenti sono disciplinati, infatti, in relazione alle diverse tipologie di credito delle imprese nei confronti della pubblica amministazione e alla necessità di non mancare agli obiettivi di finanza pubblica, recentemente deliberati dal Parlamento, in materia di deficit e di debito.
In particolare:
• Comuni e Province, entro il prossimo 30 aprile, faranno richiesta di autorizzazione al Mef per i pagamenti da effettuare. Tali pagamenti saranno autorizzati entro il 15 maggio e finanziati con le disponibilità liquide degli enti. Entro il 15 giugno le Amministrazioni dovranno comunicare importi e tempistiche alle imprese beneficiarie dei pagamenti. Sin da subito, in attesa della citata autorizzazione, i Comuni e le Province possono, comunque, iniziare a pagare i propri debiti nel limite del 50% dei pagamenti programmati.
• Comuni, Province, Regioni e ASL, se non hanno disponibilità liquide, possono ottenere finanziamenti a valere sul Fondo. A tal fine, entro il prossimo 30 aprile faranno richiesta al Mef delle risorse necessarie per i pagamenti e dovranno ricevere entro il 15 maggio le relative ripartizioni, a valere sul Fondo.
• Entro il 31 maggio 2013 le P.A. debitrici dovranno comunicare alle imprese creditrici il piano dei pagamenti.
Per le citate procedure non sarà necessaria la richiesta di certificazione da parte delle imprese creditrici, ma sarà responsabilità diretta dell’Amministrazione identificare i soggetti creditori e gli importi da pagare.
In caso di richiesta di pagamenti per importi superiori alle disponibilità, le Amministrazioni seguiranno il criterio dell’anzianità del credito scaduto: prima i crediti non ceduti pro soluto in ordine di “anzianità”, poi i crediti ceduti pro soluto in ordine di “anzianità”.
Le Amministrazioni sono tenute a rispettare precisi obblighi a garanzia delle imprese creditrici, sia per quanto riguarda il ricorso all’anticipazione da parte del Fondo, sia per quanto riguarda l’utilizzo delle somme anticipate dal Fondo esclusivamente per il pagamento dei debiti commerciali precedenti al 31 dicembre 2012.
Al fine di garantire l’effettiva disponibilità per le imprese creditrici delle somme anticipate dal Fondo, queste non possono essere oggetto di pignoramento o altro atto esecutivo.
Le amministrazioni che si avvarranno del finanziamento del MEF sono tenute a presentare un piano di ammortamento per la restituzione dell'anticipazione ricevuta entro un periodo di durata fino a un massimo di 30 anni e a un tasso di interesse agevolato, determinato sulla base del rendimento di mercato dei BTP a 5 anni. Per le Amministrazioni che si avvarranno del finanziamento non vengono introdotti nuovi vincoli ai piani di spese, né di investimento.
A completamento del programma il decreto prevede inoltre importanti ulteriori misure che consentiranno di individuare la parte residua dei debiti commerciali scaduti e non ancora pagati e renderanno possibile, con la prossima legge di stabilità, di provvedere al pagamento, nel corso del 2014, anche di tali ulteriori debiti. In particolare, si prevedono le seguenti misure:
• Entro il prossimo 15 settembre, l’ABI dovrà predisporre l’elenco dei debiti ceduti a banche e intermediari finanziari autorizzati dalle imprese creditrici nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Sulla base di tale elenco, si potrà programmare il pagamento, nel corso del 2014, di tali crediti ceduti con titoli del debito pubblico.
• Semplificazione e detassazione delle cessioni dei crediti. Il decreto prevede che i contratti di cessione dei crediti sono esenti da imposte e tasse e ne semplifica le modalità di perfezionamento.
• Allargamento della possibilità di compensare crediti e debiti con la PA. La possibilità già oggi esistente di compensare crediti commerciali certificati con debiti fiscali iscritti a ruolo viene allargata a debiti fiscali conseguenti ad atti di accertamento con adesione. Viene inoltre elevata da 500.000 € a 700.000 € la soglia di compensazione tra crediti e debiti fiscali (beneficio per le imprese stimabile nel 2013 ad almeno 2 miliardi di €).
• Attivazione universale obbligatoria della procedura di certificazione. Il decreto prevede che tutte le Amministrazioni saranno obbligate a entrare nella piattaforma informatica per la certificazione costituita presso il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato entro 20 giorni dalla sua entrata in vigore.
• Per assicurare il completamento del processo di liquidazione di tutti i debiti commerciali ante 2012 non ancora estinti, tutte le Amministrazioni sono chiamate entro il prossimo 15 settembre alla ricognizione completa dei debiti commerciali scaduti o in scadenza accumulati ancora pendenti e a produrre, senza adempimenti o oneri per le imprese, l’elenco certificato di tutti i debiti ancora da onorare. Con la Legge di stabilità 2014 verrà programmato il completamento del processo di liquidazione prevedendo gli appositi stanziamenti.
Il decreto legge approvato in data odierna contiene anche alcune norme in materia di spending review, di TARES e di riequilibrio dei bilanci regionali.
- Con riferimento alla spending, il decreto stabilisce i criteri di ripartizione dei tagli della “spending review” nei confronti delle Province nel caso in cui non si trovi l’intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali. Si prevede che, per gli anni 2012 e seguenti, ad eccezione del 2013 e 2014, le riduzioni saranno operate in proporzione alle spese per consumi intermedi.
- Per quanto riguarda la TARES il decreto dà ai Comuni la facoltà di intervenire sul numero delle rate e sulla scadenza delle stesse come previsto dal “Salva Italia” (DL 201/2011). A tutela del contribuente è previsto che la deliberazione sia adottata e pubblicata dal Comune almeno trenta giorni prima della data di versamento. Viene altresì rinviato all’ultima rata relativa al 2013 il pagamento della maggiorazione di 0,30 euro per metro quadro già previsto dal Salva Italia.
- Per quanto riguarda il riequilibrio dei bilanci regionali il decreto autorizza la Regione Piemonte a utilizzare per l’anno 2013, come avvenuto precedentemente in altre Regioni, le risorse la propria quota del Fondo per lo sviluppo e coesione assegnate dal CIPE (delibera n. 1/2011) per far fronte ai debiti del sistema di trasporto regionale. La Regione è tenuta a presentare piani di rientro che tengano conto dell’esigenza di un’offerta di servizio più efficiente, dell’incremento del rapporto tra ricavi da traffico e costi operativi e della riduzione dei servizi in eccesso.
Per consentire il risanamento dei debiti accumulatisi nel passato il decreto attribuisce alla Regione siciliana il gettito delle imposte sui redditi prodotti dalle imprese industriali e commerciali, aventi sede legale fuori dal territorio regionale, in misura corrispondente alla quota riferibile agli impianti e agli stabilimenti ubicati all’interno dello stesso.
Il Consiglio ha approvato un decreto del Presidente del Consiglio che attua il decreto sulla spending review, nella parte relativa alle società in house (articolo 4, DL 95/2012). Il regolamento conferma l’esclusione dall’applicazione delle norme del decreto per le società SOGEI e CONSIP. Inoltre esclude Riscossione Sicilia Spa, Equitalia Spa e le società di riscossione da essa controllate, nonché la SOSE – Soluzioni per il sistema economico Spa.
- Agenzia di stampa - Debiti Pa, via al decreto dei 40 miliardi. Grilli: "Si può pagare già da lunedì" - Il provvedimento varato dal consiglio dei ministri. La ripartizione globale della prima verrà fatta dal 15 maggio; titoli di stato ad hoc solo per i crediti passati alle banche. Rinviato l'aumento della Tares. Monti: "Chi ci critica di più è chi ha causato questo problema". Allargate le ipotesi di compensazione. Abi soddisfatta, Rete Imprese critica.
- Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che dà il via libero al pagamento di 40 miliardi di debiti della pubblica amministrazione nei confronti di imprese e banche. La riunione, presieduta dal premier Mario Monti, ha avuto come principale punto all'ordine del giorno il tema dei crediti delle imprese. "Quaranta Miliardi erogati nei prossimi 12 mesi alle imprese con un meccanismo chiaro, semplice e veloce" e "rispettando la soglia del debito del 3%". Così Mario Monti ha riassunto il succo del decreto. Il ministro del Tesoro, Vittorio Grilli, ha annunciato che la ripartizione dei fondi avverrà a partire dal 15 maggio.
"E' arrivato il momento di voltare pagina", ha detto Monti nella conferenza stampa finale. Quello dei debiti della PA è "un caso molto emblematico di come, mentre si facevano più stretti i vincoli di obbligo disciplina, le amministrazioni avevano invece risposto con forme che hanno scaricato gli oneri sul futuro e le imprese e i cittadini", ha aggiunto il premier, sottolineando polemicamente che coloro che oggi sono più critici sono gli stessi "che hanno creato il problema". "Esprimo una leggera indignazione - ha detto - per le critiche al governo che ha impiegato qualche giorno in più per il decreto. Sono stati severi con noi i partiti che negli ultimi 10 anni hanno causato questi problemi". Monti ha parlato anche di "comportamenti poco seri che in passato caratterizzavano la gestione della cosa pubblica".
Secondo Monti, il decreto non ostacolerà il rispetto dei parametri ue: "C'è la fondata aspettativa che a maggio l'Italia sarà dichiarata uscita dalla procedura" Ue per deficit eccessivo, ha detto. Il premier ha ricordato che il decreto è il frutto del lavoro fatto negli ultimi due anni, visto che fino al 2011 l'andamento dell'indebitamento era ancora in ascesa: a fine 2011 lo stock di debiti della p.a. non ceduto alle banche ammontava a 80 miliardi di euro, contro i 61 miliardi del 2009 e i 74 miliardi del 2010.
Il presidente del consiglio, infine, ha auspicato un percorso di conversione senza intoppi per il decreto: "Confido nella volontà espressa dal Parlamento per uno scorrevole iter del decreto". ha detto. Il testo intanto sarà inviato oggi alla firma del capo dello Stato e salvo sorprese potrebbe essere pubblicato già lunedì sera.
Il ministro Corrado Passera ha poi spiegato che fra le modalità di pagamento dei debiti della P.A. ci sarà anche la compensazione fra debiti e crediti: "Abbiamo allargato la tipologia di crediti che potranno essere compensati: non solo i debiti passati a ruolo", ha detto. Riferendosi alle banche che hanno acquistato crediti delle imprese, Passera ha detto che in tal caso il pagamento avverrà attraverso emissioni ad hoc. Il ministro ha spiegato inoltre che, nell'intento di semplificare le procedure, il decreto stabilisce che "l'impresa non dovrà certificare i crediti, ma sono le pubbliche amministrazioni a fare gli elenchi" dei debiti e dei creditori.
La certificazione e il censimento dei debiti della Pubblica Amministrazione, ha detto poi Corrado Passera, verrà fatto "nell'ambito della prossima Finanziaria": dei 40 miliardi del dl, 15 o 20 sono già ceduti e 3 o 4 dovranno essere compensati, "poi tutto si chiuderà", ha detto Passera.
Il ministro Vittorio Grilli ha anticipato quello che sarà il percorso dei pagamenti: "Entro il 30 di aprile - ha detto Grilli - tutte le amministrazioni dovranno farci pervenire l'elenco e la richiesta di spazio finanziario. Entro il 15 di maggio provvederemo alla ripartizione degli spazi e delle risorse finanziarie pervenute". Nelle situazioni già definite, ha aggiunto Grilli, ossia quando gli enti hanno disponibilità di cassa, "le amministrazioni potranno cominciare a pagare i debiti subito dopo la pubblicazione del decreto, che immagino sarà lunedì". "Per non ritardare nemmeno di un secondo i pagamenti, gli enti territoriali che hanno disponibilità finanziarie, possono cominciare a pagare. Ovviamente partendo dai debiti più anziani - ha ribadito Grilli - : non bisogna aspettare il riparto. Chi ha disponibilità, comincia a pagare".
Oltre i 40 miliardi stabiliti oggi arriveranno ulteriori tranche "sia in termini di cassa che per le emissioni" con la Legge di Stabilità per il 2014. Quanto alla copertura dell'intera operazione, Grilli ha detto che "dal 2015 in poi ci saranno tagli orizzontali, ma riteniamo che potranno essere sostituiti con molto anticipo da tagli più intelligenti realizzati dai governi futuri".
Tares, aumenti rinviati - Per quanto riguarda la Tares, il decreto dà ai Comuni la facoltà di intervenire sul numero delle rate e sulla scadenza delle stesse come previsto dal Salva Italia e prevede che a tutela del contribuente la deliberazione sia adottata dai Comuni almeno trenta giorni prima della data di versamento. Viene inoltre rinviato all'ultima rata relativa al 2013 il pagamento della maggiorazione di 0,30 euro per metro quadrato già previsto dal Salva Italia. Fino ad allora, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Antonio Catricalà, "resta in piedi il meccanismo della Tarsu per le prime due rate: si pagherà quanto pagato l'anno scorso e non ci saranno sorprese. Il bollettino sarà inviato dalle amministrazioni. Sull' ultima rata ci potrà essere un conguaglio".
Le reazioni - Secondo l'Abi, il decreto del governo va nella giusta direzione. Lo ha detto il presidente Antonio Patuelli, secondo il quale il consiglio dei ministri "ha riconosciuto, come avevamo sollecitato, l'estrema importanza, necessità ed urgenza del pagamento dei debiti della Pa verso le imprese come premessa della ripresa economica e occupazionale". Diversa la valutazione di Reteimprese: "Il provvedimento del governo - afferma il presidente Carlo Sangalli - dimostra che non si è ancora compreso che il sistema delle imprese del terziario di mercato, dell'artigianato e dell'impresa diffusa è al collasso". Secondo Sangalli, malgrado le pressioni delle aziende e della risoluzione della commissione speciale, il decreto ignora "i due elementi fondamentali per rispondere alle emergenze delle imprese: immediato sblocco e disponibilità delle risorse e modalità semplificate di accesso".
La Cgia. Secondo l'associazione degli artigiani, nei debiti della pubblica amministrazione, non sono conteggiati quelli spettanti alle piccole e medie imprese che porterebbero ad un importo complessivo tra i 120-130 miliardi di euro. Secondo la Cgia, nella relazione della Banca d'Italia i 91 miliardi stimati sono stati calcolati attraverso un'indagine campionaria condotta solo sulle imprese con più di 20 addetti. "Ciò vuol dire che le aziende con meno di 20 addetti - attacca Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia - che rappresentano il 98% del totale delle imprese presenti nel nostro Paese, non sono state monitorate. Pertanto, i 91 mld di debiti in capo della pubblica amministrazione sono decisamente sottodimensionati: se in tempi ragionevoli sarà possibile effettuare un nuovo monitoraggio, è molto probabile che il debito della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese lieviti tra i 120/130 miliardi di euro".